Si dice che l’amore è cieco ma per i granchi violinisti (Uca mjoebergi) questo certo non vale!
In questa specie – come in molte altre, in realtà – la femmina guarda bene con quale maschio accoppiarsi.
Secondo le teorie più accreditate, lo sceglie sulla base delle dimensioni e della rapidità di movimento di una delle due chele, che la selezione naturale ha reso più grande dell’altra. Quando giunge il tempo dell’amore, i maschi si raggruppano intorno alle femmine, dando inizio alla sfilata di beltà.
Leeann T. Reaney, dell’Università Nazionale Australiana, ha voluto approfondire come funziona la selezione sessuale di questa specie, avvalendosi dell’aiuto di tre robot.
Questi erano dotati di un braccio metallico rivestito con uno stampino colorato, a simulare la chela, mentre i movimenti erano stati programmati per imitare quelli di un maschio reale. Quanto al corpo delle macchine, Reaney ha deciso di tenerlo sommerso, in modo che le femmine non potessero scorgerlo.
I tre robot, naturalmente, presentavano qualità differenti. Il primo (A) aveva una chela grande ma poca rapidità di movimento. Al contrario, il secondo (B) presentava alta manualità ma dimensioni più piccole. Il terzo, infine, chiamato ADD, ossia asymmetrically dominating decoy, era inferiore su entrambi i tratti rispetto al primo (quindi chela più piccola e movimento più lento) e più lento rispetto al secondo (ma con la stessa dimensione).
I risultati ottenuti sono curiosi.
Poste inizialmente davanti ai primi due robot, le femmine di granchio sono rimaste piuttosto indecise, mostrando un lieve apprezzamento per quello dalla chela più grande. Probabilmente una conseguenza del fatto che si tratta di un dettaglio più immediato da cogliere rispetto alle differenze nella velocità d’onda dovuta ai movimenti.
Quando però l’ADD è stato aggiunto, quella tiepida prevalenza per il primo robot si è trasformata in una scelta molto più spiccata. Il 16% in più di femmine lo ha desiderato come partner.
In altre parole, A e B si bilanciano: uno eccelle su una cosa su cui difetta l’altro, e viceversa. Le femmine sono perciò indecise, perché A e B di fatto sono alla pari. Ma se aggiungiamo l’ADD, il granchio si dirige verso A, cioè sceglie l’opzione che è superiore ad ADD su entrambi i tratti.
Che cosa ci racconta questo dei granchi?
Gli esperimenti suggeriscono che la scelta del compagno è influenzata dal contesto in un modo del tutto particolare: se scegliere tra due maschi è difficile, l’aggiunta di un terzo con caratteristiche particolari può “semplificare” la scelta nella misura in cui dimensione e movimento non sono valutati in assoluto, ma comparati rispetto al pool di partner disponibili in un dato momento.
I robot dunque ci hanno aiutato a ottenere qualche elemento in più per studiare i meccanismi di selezione sessuale dei granchi, senza però la pretesa di una risposta definitiva. Nella ricerca scientifica, infatti, come hanno ben mostrato i filosofi della scienza, non esistono esperimenti cruciali, capaci di fornire una risposta ultima sul funzionamento di un certo fenomeno.
I robot ci permettono invece di influenzare il comportamento degli animali in modi ripetibili e controllabili, cosa molto difficile da fare in natura. Questo aiuta la ricerca scientifica. La cautela è però sempre necessaria: chi ci assicura che le chele robotiche stimolino le femmine di granchio nello stesso modo in cui esse sono stimolate da granchi “veri”?
Questo è solo uno dei molti esempi di studi che implicano l’interazione tra robot e altri esseri viventi. Biorob nasce per raccontarveli.
Se vuoi leggere l’articolo scientifico ecco il link.